STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


ASSOB.IT DIMOSTRA CHE ALESSANDRO PLATEROTI - VICE DIRETTORE DEL SOLE24 ORE - HA RIPETUTAMENTE SBAGLIATO A SCRIVERE .- FALSE INFORMAZIONI VOLUTE DA CHI? O SEMPLICE BUFALA ?



 LA DOMANDA E' PIU' CHE LECITA!!! CHI SI NASCONDE DIETRO LA PENNA DI ALESSANDRO PLATEROTI? 

CHI GLI HA COMMISSIONATO IL PEZZO?

CHI HA DECISO DI DARE RISALTO A QUESTO ARTICOLO PER GIUNTA PIENO ZEPPO DI INFORMAZIONI SBAGLIATE ERRATE...E ADDIRITTURA FORSE FALSIFICATE PER PURO GIORNALISMO SENSAZIONALISTICO?

SE FOSSE CONFINDUSTRIA ...DOVREBBE USCIRE ALLO SCOPERTO

SE FOSSE IL GOVERNO PREOCCUPATO PER UN POSSIBILE CRACK SISTEMICO ? SAREBBE MEGLIO CHE QUALCUNO FUGHI I DUBBI

SE FOSSE STATA LA BANCA DI ITALIA ? MA PERCHE'???

E SE INVECE NON E' NESSUNO...NOI TUTTI CI DOMANDIAMO ....PERCHE' IL SOLE 24 ORE PERMETTE LA DIFFUZIONE NAZIONALE DI NOTIZIE SBAGLIATE...NELLO STESSO MOMENTO IN CUI MOLTI SITI VENGONO CHIUSI PERCHE' RACCONTANO BALLE E FALSE NOTIZIA A FINI SENSAZIONALISTICI?

DOVREMMO FORSE CHIEDERE LA CHIUSURA DEL SOLE 24ORE PERCHE' HA RACCONATO UNA BUFALA!

 ECCO IL COMUNICATO DI ASSOB.IT E IN GIALLO I NOSTRI COMMENTI

 Comunicato Assobit in risposta ad articolo Sole 24 febbraio 2017



Come associazione di esperti del settore quando sul principale quotidiano economico italiano leggiamo articoli come “Banche centrali, guerra ai Bitcoin” proviamo un certo sgomento.

CARI AMICI ...LA PAROLA SGOMENTO E' MOLTO IMPORTANTE , IN PRATICA A' UN ATACO ALLA LIBEA EDITORIALE DEL SOLE 24ORE E DI UNA DELLE SUE PENNE PIU' RAPPRESENTATIVE, 
Innanzitutto al contrario di quanto affermato nell’articolo il bitcoin non è anonimo: il contante è anonimo, le materie prime sono anonime, i titoli al portatore sono anonimi. Il bitcoin è pseudonimo, come una casella di posta elettronica.

UN GIORNALISTA AFFERMATO, NONCHE' VICEDIRETTORE DEL SOLE 24 NON PUO' COMMETTERE UN TALE ERRORE, SENZA CONTARE CHE E' STATO MESSO PER ORE NELLA PRIMA PAGINA DEL SOLE 24ORE ONLINE

Il bitcoin è anche tracciabile: l’affermazione dell’autore che il mercato sia “una prateria per evasori, riciclatori e bande di criminali” è apodittica e assiomatica. Chi sarebbero gli “evasori”? Ed i “riciclatori”? E quali sarebbero le “bande di criminali”? Basta leggere il rapporto antiriciclaggio dell’UIF per rendersi conto che solo in Italia e solo nei primi sei mesi dell’anno, sono stati versati (non usati, ma versati) oltre 94 MLD di euro in contanti.
Inoltre, qualora solo lo 0,1% della stima dei flussi mondiali di capitali illeciti (nella sola Italia la stima dell’economia illegale e criminale si attesta sui ~ 200 miliardi di euro annui, fonte ISTAT) utilizzasse il bitcoin, vi sarebbe una pressione sulla domanda di acquisto di bitcoin molto elevata che farebbe schizzare verso l’alto il prezzo. Da qui la contraddizione:
  • (i) il prezzo del bitcoin è totalmente slegato dalla domanda,
  • ovvero (ii) l’economia illegale non usa bitcoin bensì i contanti.
Nell’articolo si cita un rapporto BCE del 2015 sulle valute digitali. La citazione virgolettata che bitcoin sarebbe «la più grande minaccia potenziale per la politica monetaria e la stabilità dei prezzi, per la stabilità finanziaria e la vigilanza prudenziale» non è corretta: mai nel rapporto viene affermato questo. 
 INCREDIBILE ...VEDETE DI CAPIRE...ASSOB.IT AFFERMA CHE PLATEROTI ALESSANDRO HA SCRITTO IL FALSO E RIPETUTAMENTE

Al contrario nel report in questione viene ribadito che, in quanto fenomeno marginale, le valute digitali non costituiscono un rischio concreto per politica monetaria, stabilità dei prezzi e funzionamento del sistema dei pagamenti. Più volte viene ripetuto che le monete digitali non costituiscono una minaccia reale e non esiste alcun rischio concreto. Inoltre lo stesso report mette in luce gli aspetti positivi delle “virtual currencies”: innovazione nel sistema finanziario, vantaggi per le comunità virtuali e miglioramento dei pagamenti cross-border.
Ancora: in Bitcoin nessun “conto” viene aperto né può essere aperto, ma l’utente può esclusivamente creare un indirizzo su cui vengono inviati bitcoin, indirizzo che è generato da una chiave privata, che costituisce l’elemento con cui i bitcoin vengono successivamente inviati ad altro indirizzo. Quindi nessuno apre conti, nessuno intesta fiduciariamente o tramite prestanome o complici, ed i bitcoin non cambiano né Stato né giurisdizione perché non sono in nessuno Stato né in alcuna giurisdizione. Diventa pertanto impossibile seguire l’iperbole del giornalista, che si avventura in un terreno per lui inesplorato e senza alcuna mappa, dato che tace in merito agli approfondimenti svolti in Unione Europea e prescinde addirittura dallo schema pubblicato da parte del dipartimento del Tesoro in merito all’introduzione della IV direttiva antiriciclaggio che contempera i bitcoin (valute virtuali).
Di seguito riportiamo ulteriori passaggi a nostro avviso censurabili:
“Bitcoin ha già oggi 500mila conti individuali attivi da cui si originano 100mila transazioni al giorno, con un totale accumulato di 198 milioni di operazioni effettuate.” Assumendo che per “conti” si voglia parlare di utenti, non sono citate le fonti di questi dati ma dato che la sola Coinbase (che richiede KYC per l’acquisto dei bitcoin) (dichiarava mesi fa 3 milioni di iscritti)[http://btcgeek.com/coinbase-reaches-3-million-wallets/] il numero di “conti individuali” appare sottovalutato. Per quanto riguarda il numero delle transazioni quotidiane, i dati pubblici delle transazioni sembrano ammontare quasi al triplo rispetto a quanto affermato dall’autore (https://blockchain.info/it/charts/n-transactions).

ALESSANDRO PLATEROTI HA SCRITTO UNA SERIE DI INFORMAZIONI SBAGLIATE! NON UNA MA UNA SERIE MOSTRUOSA!

“la Cina abbia quasi commissariato le piattaforme di scambi in Bitcoin a Shanghai e Hong Kong.” Sarebbe interessante avere le fonti di tali affermazioni, mentre sul “quasi commissariamento” degli exchange cinesi sarebbe necessario un approfondimento. A nostra conoscenza ci sono solo delle ispezioni della PBOC in alcuni exchange, ispezioni che hanno indotto questi ultimi ad introdurre fees negli scambi (fino ad allora non previste) e migliorare le procedure di KYC.
“Alla fine della giostra, i capitali hanno preso il volo con destinazione ignota, e l’intera operazione non lascia traccia né sui radar delle autorità finanziarie n di quelli dell’antiriciclaggio o di controllo sull’esportazione di capitali.” Come già accennato i dati pubblici ci dicono che è il contante, specie nei suoi tagli alti, lo strumento di elezione per tali operazioni e non certo il bitcoin.

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