STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


QUEST'ESTATE QUASI QUASI MI FACCIO UN TRUST

ARTICOLO DELL'AMICO J.B.

 Prima di tutto un doveroso chiarimento: nel prosieguo non è affatto nostra intenzione analizzare gli aspetti storici e teorici del trust. Non vogliamo scrivere con un linguaggio tecnico per professionisti, ma piuttosto, vogliamo semplificare al massimo. La nostra attenzione si focalizza solo nel vedere come un Trust estero potrebbe tornare utile a quegli italiani che vogliono spostare legalmente il loro conto corrente presso una banca in territorio svizzero. 
Il trust è un istituto giuridico tipico del diritto anglosassone, nato oltre 1000 anni fa. Il Trust, che in inglese significa “fiducia”, può essere tradotto in italiano come “affidamento”, un termine che ricorda proprio il sentimento che è alla base di questo rapporto giuridico. Il Trust è essenzialmente un contratto. 
Nel Trust si identificano i seguenti soggetti: • Il Disponente, colui che cede dei beni al Trust come ad esempio immobili, azioni di società, conti corrente. • Il Trustee, colui che amministra i beni del Trust. • I Beneficiari, coloro che ricevono le disponibilità finanziarie del Trust. • Il Guardiano, colui (o coloro)che scelto dal Disponente è una figura di controllo sull’operato del Trustee. 

L’Italia riconosce l’uso del Trust, anche con Trustee estero. In tal caso è fondamentale che il Trustee non sia residente in una cosiddetta “black list”. Ai fini italiani, l’Inghilterra non è in black list e quindi va benissimo. Pertanto, per un residente italiano è assolutamente possibile andare da un notaio e conferire in un trust inglese i propri beni, ma è fondamentale che il Trust sia discrezionale ed irrevocabile. 

Che cosa significa? Una volta conferita la proprietà dei beni al trustee, il trust non può essere revocato dal disponente. La discrezionalità nella gestione dei beni spetta al Trustee. Vediamo un esempio pratico: un padre di famiglia (il Disponente) ha 1 milione di Euro depositato presso una banca italiana e siccome è un affezionato lettore di Paolo, ha compreso che a tenere il suo sudato gruzzoletto in Italia rischia molto. Si pone quindi il problema di come portare legalmente fuori dal sistema bancario italiano i suoi fondi. 

Vediamo come un Trust estero potrebbe aiutarlo. La finalità che il Disponente vuole quindi ottenere con il Trust è depositare il suo milione di euro presso una banca svizzera (che può anche essere indicata assieme al gestore nell’atto di Trust) per tutelare il suo patrimonio a favore dei figli e del coniuge (i beneficiari del trust). Una volta istituito il Trust, il disponente si presenterà dal notaio italiano per redigere un atto di donazione secondo la normativa italiana di riferimento. 
Difatti, sul Trust (anche se estero) il fisco italiano pretende l’applicazione delle vigenti imposte di donazione secondo il grado di parentela tra disponente e beneficiari indicati. Nell’esempio discusso i beneficiari sono il coniuge e due figli, pertanto le imposte applicabili sono 4% con una franchigia di 1M per beneficiario (utilizzabile una tantum). Essendo il valore totale dei beni 1M, ogni beneficiario utilizza la sua franchigia per 1/3 e pertanto nessuna imposta è dovuta. A titolo di esempio, se il Disponente avesse conferito 4M in trust, ogni beneficiario avrebbe utilizzato la sua franchigia per intero (quindi non sarebbe più utilizzabile per donazioni future), lasciando 1M di euro “scoperto”, sul quale si sarebbe pagata un’imposta del 4%. Credetemi: se paragonata a molti paesi europei, l’Italia è ancora oggi un paradiso fiscale in termini di imposte di successione e donazione. 
Alcuni vantaggi del Trust estero 
• Protezione patrimoniale – A meno che non mettete in piedi un Trust appositamente per fregare i vostri creditori o vostra moglie (la legittima permane, ricordatevelo), i beni messi in Trust sono protetti e segregati in capo al Disponente ed in capo al Trustee. (quindi anche se il Trustee fallisse i suoi creditori non potrebbero avvalersi sui beni dei trust amministrati). 
• Gli investimenti sono curati dal gestore da voi scelto presso la banca da voi scelta. Logicamente, secondo le vostre disposizioni iniziali. Il Trustee controlla che il gestore rispetti il mandato iniziale ed ovviamente, il mandato può essere cambiato. 
• Protezione fiscale – Dividendi, interessi e plusvalenze realizzate in capo al Trust non sono tassabili. Qualora i beni venissero distribuiti ai beneficiari, non sono soggetti ad ulteriori imposte di donazione o eredità. 
• Eventuali future imposte patrimoniali non sarebbero più applicabili, in quanto i beni sono di proprietà di un Trustee per giunta estero. 
• Non dovete dichiarare nulla sul quadro RW italiano e ne tanto meno utilizzare una fiduciaria italiana che agisca da sostituto d’imposta, visto che un Trust estero non è soggetto ad imposizione fiscale in Italiana. Alcuni svantaggi del Trust: 
• Il problema più tipico per il cliente italiano è la percezione della perdita di proprietà sui suoi beni. Molto spesso sentiamo “Si, il Trust è interessante, ma alla fine i soldi non sono più miei”. Vero, ma perdita di proprietà non significa necessariamente perdita di controllo, anche in un Trust discrezionale. o Il Guardiano (o i guardiani) del Trust sono una figura molto importante. Infatti, sono loro che scelti dal Disponente sorvegliano l’operato del Trustee per conto del Disponente.
 Se il Disponente non fosse più contento del suo Trustee, il Guardiano ha il potere di licenziarlo e di spostare il Trust con un altro Trustee, scelto dal Disponente.   o Anche un Trust irrevocabile può essere chiuso. Come? Distribuendo i fondi ai beneficiari. In qualsiasi momento. Infine, permetteteci di sottolineare come in un Trust sia fondamentale la scelta del Trustee. Diffidate delle banche (anche svizzere) che offrono servizi di Trustee. Solo un Trustee indipendente (non posseduto da banche, fondi o assicurazioni) e amministrato da professionisti (commercialisti e avvocati) può dare quell’indipendenza e assoluta imparzialità che è richiesta a chi amministra i vostri beni. La nostra preferenza è per un Trustee professionista residente in Inghilterra.
 Non solo, come abbiamo visto, per i vantaggi dal punto di vista fiscale e patrimoniale, ma anche per ottenere quella diversificazione estera così a cuore per chi sceglie di depositare i propri risparmi in Svizzera. Ricordatevi che l’Inghilterra è da sempre un paese democratico e dove i diritti di proprietà sono pienamente salvaguardati. 
 PER MAGGIORI INFO SCRIVETE A MERCATILIBERI@GMAIL.COM

Share/Bookmark

20 commenti:

Anonimo ha detto...

si puo fare anche un'assicurazione
estera, giusto?
frank

Anonimo ha detto...

Gli utili in capo al trust non sono tassati?
Se con il milione di euro il trustee percepisce interessi questi non sono soggetti ad alcuna tassazione?

Anonimo ha detto...

hkm,hkm (colpi di tosse): in aula B si è parlato anche di questo con i massimi esperti......vuoi proprio che Ti scriva i punti deboli in merito ad una recente risoluzione dell'agenzia delle entrate.......

Il Folletto

Alex P ha detto...

sicuramente interessante: a parte il notaio una-tantum quanto costa questa mantenere assicurazione?
--Alex

Anonimo ha detto...

e quanto costa?

World citizen ha detto...

Ciao Paolo, un trustee inglese da solo non va bene perche' sarebbe fiscalmente residente in UK e quindi soggetto ad imposte in UK, di solito se ne usano 2, uno Uk e uno di altrove, oppure si va a Singapore (white list). Singapore va molto ultimamente perché lontani dall'Europa e si apre anche il conto li'. Privacy alta. Sui poteri del guardiano e del disponente starei attento perché se il fisco può arguire che il trust e' controllato dal disponente, fiscalmente non esiste. Se non esiste, i beni andavano in quadro RW. Se fate un trust, fatelo con gente capace o sono azzi amari. Se fatto bene, e' una garanzia di protezione patrimoniale insuperabile.

ML ha detto...

frank, hai ragione

ML ha detto...

Caro folletto, ovviamente non mi dispiacerebbe e non dispiacerebbe neppure a i lettori

ML ha detto...

grazie all'anonimo delle 00.26.

Anonimo ha detto...

x Anonimo delle 00:26

Quindi, in ultima istanza, che cosa vale la pena fare? E come?

Un trust in UK?
Due trust, uno in UK e uno a Singapore?

Se non si chiarisce, contribuisce solo a fare più confusione!
grazie, ciao

World Citizen ha detto...

Ciao, e' una materia troppo complessa per discuterne così , il blog fa ottima informazione ma per andare a fondo serve rivolgersi ai professionisti esperti.
Nella sostanza, un trust regge se il disponente non può beneficiare (realta' che pochi in Italia accettano) e neanche condizionare il trust. Il guardiano non dovrebbe essere in Italia e deve avere solo certi poteri. Il trust deve essere in paese white list. Il trust non dovrebbe avere tutti elementi Italiani. Il trust non dovrebbe essere fatto per trarne vantaggi fiscali.
Se accettate di perdere il controllo e la proprietà dei beni, allora potete parlarne a gente esperta. Non e' per tutti, chi lo fa lo fa per i figli.
Altrimenti meglio evitare.
Parlate solo con esperti, il fisco tramite l'abuso del diritto sta annullando molti trust e dando sanzioni pesanti. Tali trust erano "finti" secondo il fisco.
Diffidate da chi ve la mette troppo semplice, e' probabile che voglia solo i vostri soldi e/o non sia abbastanza esperto.
Chiudo dicendo che tali strumenti costano e non poco.
Io vivo a Londra ed i trust son molto diffusi per i res non dom.
Grazie Paolo per fare informazione ed aiutare gli Italiani.

J.B. ha detto...

NON POSSO RISPONDERE A TUTTI; VISTO CHE NON E' LA SEDE E VISTO CHE SOPRATTUTTO L'ARTICOLO NON E' SCRITTO PER TEORICI CHE DI TRUST IN VITA LORO NON NE HANNO MAI FATTO UNO.

DOPPIO TRUSTEE:
Assolutamente vero. Un trustee UK deve avere un co-trustee non residente in UK. Normalmente si usa un co-trustee neozelandese.

Non ne ho parlato visto che è un non problema. E' ovvio che ogni trustee uk ha anche un trustee non uk. inglese e non italiano.

ELEMENTI ITALIANI
Nel caso esaminato il trust non ha asset in Italia. Se per elementi si intendono beneficiari e disponente italiani, non sono assolutamente importanti per stabilire la residenza del trust.

PERDITA CONTROLLO
E' un discorso molto complicato. Il disponente è meglio che non sia mai il beneficiario. Ma non è un aspetto importante.

Personalmente gestiamo da trust da 30 anni con asset che vanno da poche centinaia di migliaia di euro a centinaia di milioni.

Infine, il trust non è per tutti. Motivo per cui per molti clienti facciamo le polizze unit link (dove viene scelta banca e gestore dal cliente) che grosso modo danno i medesimi vantaggi del trust (anche fiscali) senza perdita di controllo.

J.B. ha detto...

Per chi vuole chiarezza perché è interessato, chieda a Paolo la mia email.

Anonimo ha detto...

Lascio la parola a World Citizen, senza entrare nei dettagli normativi


Il Folletto

World Citizen ha detto...

Ciao Folletto,
Grazie.
Prima quando ho scritto di abuso del diritto, mi riferivo al concetto di abuso del diritto, che la magistratura italiana ha individuato nell'art 53 della costituzione.
Tramite esso, se il fisco ritiene che un trust sia stato istituito per trarne vantaggi fiscali, lo disconosce fin dall'inizio, in particolare qualora abbia certe caratteristiche, quali quelle indicate nella circolare che tu menzionavi.
In UK si parla di introdurre una GAAR, ossia una norma generale antiabuso. La direzione e' simile in tutta Europa.
Vi sono molti articoli su questo tema al momento.
Vi sono varie strade perseguibili per evitare guai, come ad esempio fare un trust estero ma residente fiscalmente in Italia. Questa tuttavia non e' la sede per affrontare questioni complesse, soluzioni che sono adatte in alcuni casi non lo sono in altri
Comunque sconsiglierei di fare trust al di sotto di patrimoni di una certa consistenza e sconsiglierei di farlo a cuor leggero.

Anonimo ha detto...

Ripeto potrei entrare nei dettagli normativi ma non ha alcuna importanza.

Il regime fascista prima proibi` di delocalizzare, poi proibi` l`acquisto di azioni/obbligaz di imprese estere in Italia, quindi obbligo` ad investire in titoli di stato.
Lasciamo perdere gli esperti di regolamenti attuali ma non del futuro, perche` non hanno studiato la storia

Il folletto

Anonimo ha detto...

"di una certa consistenza", a quanti "euri" corrisponde? (centinaia di migliaia? milioni? decine di milioni? centinaia di milioni?)
grazie, ciao

World Citizen ha detto...

Vorrei aggiungere che l'area in cui un trust realmente e' utile, e' la protezione patrimoniale, ed e' la ragione per cui viene fatto.
I beni in trust non sono più di proprietà del disponente, e qualora questo non possa beneficiare, nessun creditore potrà aggredire i beni in trust.
Sappiamo bene quanto ciò sia oggi di valore, con tutti i creditori che oggi bussano alla porta dei cittadini, creditori pubblici e privati. C'è gente che fa cause senza fondamento contro onesti cittadini ed imprenditori nella speranza che inefficienze della giustizia li vedranno vittoriosi in tribunale (ed intanto si hanno anni di cause).
Con un trust estero con beni situati all'estero e' evidente che tali problemi scompaiono.
L'alternativa economica, ma non altrettanto robusta, se siete sposati, e' il fondo patrimoniale familiare previsto dal codice civile che pure garantisce una buona protezione del patrimonio.
Grazie Paolo per diffondere informazioni utili, ci sentiamo tutti incentivati a dare il nostro contributo.

J.B. ha detto...

"Questa tuttavia non e' la sede per affrontare questioni complesse, soluzioni che sono adatte in alcuni casi non lo sono in altri
Comunque sconsiglierei di fare trust al di sotto di patrimoni di una certa consistenza e sconsiglierei di farlo a cuor leggero."

Non posso che concordare. Il Trust non è mai una soluzione: potrebbe essere una delle soluzioni.

Come commentato da altri e da me scritto nell'articolo, NON fate il trust con chi ve lo spaccia come un prodotto. Il trust NON è un prodottino che si vende in serie: è una soluzione fantastica e altamente personalizzabile, ma solo per alcuni.

World Citizen ha detto...

Ciao non so chi siano i massimi esperti a cui ti riferisci, ma la circolare non sarebbe un problema, da sola. Per questo neanche la cito, non e' neanche esaustiva. Il problema, come detto e' l'art 53 della costituzione, o per meglio dire l'interpretazione innovativa data ad esso (tra parentesi, dalla corte di cassazione a sezioni riunite).
A vostro beneficio, art. 53: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

Auguri